Sulle Strade del Vino
Quella dei vini di rango umbri è una storia recente, segnata dalle geniali intuizioni di alcuni pionieri, da ripercorrere lungo quattro strade del vino. È proprio sulla Strada del Cantico che ci si imbatte nella cantina apripista nel rilancio enologico della regione, Lungarotti. A Torgiano, borgo medievale cinto da un mare di colline, nei primi anni '60 Giorgio Lungarotti, consapevole della potenzionalità della sua terra, convertì a vigneti la proprietà di famiglia. Forte di una produzione eccellente di 400.000 bottiglie e di 240 ettari di superficie vitata, l'azienda annovera tra i suoi campioni il Torre di Giano Vigna il Pino, bianco di Torgiano, ottenuto da uve Trebbiano e Grechetto, fresco e aromatico. Si visita l'annesso Museo del Vino e poi si va alla volta di Collevalenza dove ha sede la Cantina Todini, nella fertile zona della Doc Colli Martani. Anche qui, è ancora un bianco a colpire al cuore: il Bianco della Cervara, ottenuto dall'autoctono Grechetto di Todi, fresco, dal color giallo paglierino e dal bouquet con venature di mela. In un saliscendi di colli che si attestano sui 300 metri di altezza si arriva quindi a Pila, alla cantina Goretti: nella bella sala degustazione nella torre trecentesca si sorseggia L'Arringatore, Doc Colli Perugini, dal color rosso rubino con riflessi violacei, che profuma di ciliegia e regala al palato note di spezie e tabacco.
Si imbocca a seguire la strada del vino Etrusco Romana con prima tappa la tenuta Vallesanta della famiglia Barberani, che conta su 75 ettari di vigne distese sui colli di fronte al lago di Corbara lungo la valle Tiberina. È la zona di elezione dell'Orvieto Classico Doc che qui trova massima espressione nella versione amabile: ottenuto da uve Procanico, Verdello, Grechetto, Malvasia e Drupeggio, ha color giallo paglierino tenue, fruttato, con gusto che vira dal secco con retrogusto amarognolo fino all'amabile morbido.
Più a sud, sui territori collinari di origine argillosa alle porte di Orvieto, la blasonata cantina Palazzone, oltre al suo celebre Campo del Guardiano sfodera un altro Orvieto Classico Superiore di pregio: è il Terre Vineate, dal profumo vivido con note di nocciola cruda, dal gusto denso e appena amarognolo.
In quel di Ficulle, tra i 200 e i 400 mt di altezza su 160 ettari che incalzano la fortezza del Castello della Sala, si trovano le omonime tenute di proprietà degli Antinori. Qui, da uve Sauvignon, Grechetto, Traminer e Riesling, da vendemmia tardiva e botrizzate (colpite dalla muffa nobile Botrytis Cinerea) si ottiene il superlativo Muffato della Sala: color giallo dorato, profumato con note floreali, di miele e agrumate.
Poco lontano, nella zona di Montecchio, si incontrano i vigneti di Falesco, dei fratelli enologi Riccardo e Renzo Cotarella, che hanno riportato in vita il Roscetto, un vitigno autoctono a bacca bianca che, in purezza, regala vini come il Ferentano, che profuma di banana, ananas e vaniglia, dal gusto morbido.
Più a est si snoda la strada Colli del Trasimeno. Sui colli che orlano il lago si stendono i vigneti della locale cantina cooperativa. Attiva dal 1957, negli ultimi anni ha messo a punto la linea d'eccellenza Duca della Corgna nella quale spicca il Divina Villa etichetta nera, Gamay del Trasimeno in purezza, rosso rubino, affinato in barrique per 20 mesi: ha un complesso bouquet con note di bacche selvatiche, ricco ed elegante al palato.
Si prosegue poi fino al sommo di una collina di fronte alla rupe di Orvieto, dal sottosuolo di origine marina, ricco di fossili di ostriche; è su questo terreno che prosperano le vigne dell'azienda Decugnano dei Barbi dove assaggiare l'aristocratico e armonico Rosso di Decugnano da uve Sangiovese, Montepulciano e Syrah, e l'elegante Bianco di Decugnano, Orvieto Classico Superiore, dalle note minerali.
Infine si imbocca la strada del Sagrantino di Montefalco che si snoda nei pressi dell'omonimo comune: leader indiscusso della produzione di questo vino eccezionale è l'azienda Arnaldo Caprai, che ha saputo recuperare la tradizione del vitigno presente sul territorio da quattro secoli. Eccelsa è la versione Sagrantino di Montefalco Docg 25 anni, ma merita di essere assaporato anche il Collepiano, Sagrantino in purezza, dal profumo di cuoio, prugna e vaniglia, invecchiato per 22 mesi in barrique e per altri 8 in bottiglia. Gli fa degna concorrenza, in località Casale, il Montefalco Sagrantino Docg dell'azienda Perticaia, speziato, con sentori di cannella e amarena dal gusto pieno e piuttosto tannico.
E il tour si chiude con i calici colmi del rosso gioiello della Fattoria Colle Allodole, fondata nel 1969 da Milziade Antano a Bevagna: è il Sagrantino Colle delle Allodole, invecchiato per almeno 42 mesi, di cui 30 in botti di legno, dal profumo esplosivo di frutta, confettura e spezie. Chi opta per un bianco può provare il Montefalco Grechetto della casa, da uve Grechetto dei Colli Martani, che profuma di fiori, pera, pesca e scorza di cedro.
Fonte: Rivista “In Viaggio” - n. 168
Lorenza Ferrighi