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6 cantine da non perdere tra Marsciano e Perugia

Umbria terra di santi, soldati di ventura e… cantine! Sapevate che in Umbria ci sono ben 13 doc e 2 docg? Stiamo parlando di vini naturalmente. Rossi, bianchi, passiti, rosati. Ce n’è davvero per tutti i gusti e anche chi come me non è un grande esperto, avrà modo di imparare i segreti di una cultura affascinante, dei suoi luoghi e delle persone prenotando una visita. Ecco alcune cantine da non perdere tra le Strade dei Vini del Cantico e le Terre dei Bulgarelli magari da percorrere a bordo di un’auto elettrica noleggiata con Umbria Green Card!

Non di solo Sagrantino vive l’Umbria.
Infatti in un weekend diVino (gioco di parole necessario) ne scopro tanti altri, molti Doc ma non solo. E se il Montefalco è forse quello più famoso, ancora una volta la piccola Umbria si dimostra piena di risorse. Il DOC Colli Perugini ad esempio è un vino rosso dal colore rubino prodotto nella zona tra Marsciano e Perugia mentre il Torgiano DOC, indica i vini a bacca rossa o bianca rigorosamente prodotta nel comune di Torgiano in provincia di Perugia. Ogni cantina ha una storia da raccontare, non perdere l’occasione di conoscerla.

Monte Vibiano Vecchio e il giro in jeep elettrica.
La prima visita non poteva essere più azzeccata. Questa cantina che ha uno spazio per le degustazioni di un’eleganza e ricercatezza paragonabili solo a quelle dei più raffinati yacht, ci dà immediatamente l’idea di cosa significhi fare vino in Umbria. Qui si pratica un’agricoltura moderna e ricercata eppure tutte le aziende sono a conduzione familiare. La famiglia da anche i nomi ai vini di Monte Vibiano Vecchio. L’Andrea, vino di punta che prende il nome del capostipite e padre di Maria Camilla (vino bianco fresco e dagli aromi internazionali) la bella signora che fa gli onori di casa. Ma c’è anche l’elegante rosato Maryam come la moglie monegasca di Lorenzo Fasola Bologna (CEO) che immagino bellissima. I Fasola Bologna discendono dall’antica e potente famiglia dei Sereni da cui hanno ereditato 40 ha di vigneto che hanno prodotto vino per secoli. Il nome Monte Vibiano deriva da Vibia padrona (appartenente alla gens romana dei Vibi, di origine etrusca) di queste terre già allora coltivate a vigneti e da lei dedicate a Bacco per salvare i propri figli dalla battaglia contro i Punici che Annibale combattè a breve distanza da questo luogo nei pressi del lago Trasimeno nel 230 a.C. Una storia antica per un’azienda moderna particolarmente green friendly; conserva una parte delle proprietà come bosco proprio in ottica green, porta avanti il progetto 360 green revolution e detiene il certificato 01 del marchio ViVa sustainable wine. Inoltre, in linea con il nostro tour green (gli spostamenti sono avvenuti esclusivamente con le auto elettriche di Umbria Green Card che si confermano il modo più silenzioso e divertente per scoprire l’Umbria più vera) partiamo dalle cantine di Mercatello di Marsciano in visita al vigneto Lorenzo (tutto è stato piantato per celebrare la sua nascita), in jeep elettrica, e di questo luogo arrivano i profumi intensi della primavera mentre l’inaspettato sole di un caldo sabato di maggio mi brucia il naso.

Cantina Riccioni, viticoltori resistenti.
Giulio è un vignaiolo resistente. Lo si capisce ancor prima di vedere il manifesto che campeggia fiero nella piccola cantina. Questo appassionato agricoltore con una laurea in enologia, le sue viti le tocca per mano, ne stacca le foglie, ne scruta le gemme. Le cura come si fa con una persona amata. Ed è una passione travolgente per il suo lavoro e per la terra quella che ci trasmette la visita al vigneto della Cantina Riccioni dove Giulio produce vini bianchi umbri dal gusto internazionale. Siamo a 20 km di distanza dal Lago Trasimeno in linea d’aria e la terra è sabbiosa in alcuni tratti oltre ad essere spesso argillosa. Giriamo con lui tra i filari mentre apprendiamo i segreti della vinificazione e alcune perle fondamentali per valutare la qualità del vino. Per dirla alla Giulio: “il Merlot quando sa di verde non se strozza“. I suoi vini profumati e importanti li assaggeremo nell’agriturismo-fattoria didattica che Giulio, agricoltore, imprenditore gestisce poco lontano. Le bottiglie hanno i nomi delle località in cui si estende la coltivazione. Ottimi il bianco Sassare (grechetto e Chardonnay), e il Merlot Pocimato.

Una piccola produzione sotto casa: la cantina La Spina.
Siamo a Spina, minuscola frazione di Marsciano colpita da un terremoto nel 2009. Qui sotto casa il signor Moreno Peccia, di professione banchiere, produce circa 15000 bottiglie l’anno coltivando uve come il Montepulciano, Gamay dell’Umbria (antico vitigno autoctono) e Merlot in due ettari di vigneto. Il signor Moreno ci racconta la storia di Solismo Miscio che nella frazione di Gioiella negli ani 70 fu il primo a vinificare il gamay in purezza sui colli del Trasimeno. La vigna del signor Peccia è stata piantata 16 anni fa. Anche per i bianchi il signor Peccia si concentra sui vitigni locali come Grechetto e Trebbiano Spoletino. La visita alla Cantina La Spina è l’incontro col punto di vista spassionato di un uomo che ha scelto di fare vino per passione e con occhio critico e consapevole racconta di scelte politiche dietro alla produzione vinicola del nostro paese. Intorno agli anni ’70 con l’istituzione delle regioni fu deciso a tavolino chi doveva coltivare cosa e si privilegiò la quantità. Tra tutti i vini di questa bella cantina, indimenticabili il RossoSpina e il Maiore (nome sardo per un bianco umbro intenso).

Cantina Chiorri e la cena col vignaiolo.
La cantina risale all’800 quando il bisnonno dell’attuale proprietaria della cantina Monica Mariotti, Pasquale Chiorri sposò una Nicolini (famiglia di proprietari terrieri) che portò in dote le terre su cui sorge oggi l’azienda Chiorri. Con una vista spettacolare su Perugia, Assisi e Todi questa cantina suona familiare e importante al tempo stesso. La produzione su 10 ettari si aggira intorno alle 70/100000 bottiglie l’anno. Siamo a Perugia nella frazione di Sant’Enea e Monica gestisce la struttura insieme al marito Francesco, ingegnere calabrese che ha curato personalmente la progettazione della moderna cantina. Nel casale ottocentesco furono trovate le lettere che il vecchio Chiorri scriveva alla sua bella. Lettere di passione infuocate che iniziava rivolgendosi a lei come Vero Amore. E VeroAmore è il nome del passito di San Giovese e Sagrantino dal colore rosso rubino che assaggeremo durante la cena col vignaiolo (insieme agli altri vini Chiorri), un must di cantine aperte in Umbria. La cena è preparata da un giovane e simpaticissimo chef, Samuele Bovini dell’Università dei sapori. Menu buonissimo accompagnato coi vini di punta della cantina come il Saliato e il Grechetto.

Torgiano e la Cantina Terre Margaritelli.
Siamo nel territorio di Torgiano a Miralduolo, dopo due giorni alla scoperta di Marsciano, in una delle 3 cantine che producono il Torgiano DoCG riserva. I Margaritelli negli anni ’50 erano importanti industriali nel settore del legno. Tra le varietà coltivate Fiano, Pecorino, Cabernet Franc. Vini bio certificati per circa 60 ettari. Dal 1968 si produce doc Torgiano. La posizione dei vigneti è ottimale per la ventilazione continua e l’esposizione al sole. Tra i filari nei mesi di aprile e fino a fine maggio è possibile scorgere 13 coppie di aironi guardabue. Inoltre ci sono animali come topi, bisce, fagiani e lepri. Non si fa bio senza un vigneto vitale! E questo approccio ha riportato qui 2 coppie di falchi stanziali che quando l’uva è matura allontanano ogni storno. Federico, che ci guida in questa bella proprietà ci spiega che la famiglia quasi non si prende più cura dell’uva quanto piuttosto del terreno. L’intero processo di vinificazione ha ottenuto la certificazione bio a partire dal 2013. Una curiosità, i vini hanno i nomi dei soldati di ventura che secondo la leggenda passarono di qui come il bianco Greco di Rena, e il rosso di Torgiano Freccia degli Scacchi e tanto fu il sangue versato che il borgo di Mirantico cambio il suo nome.
Un capitolo a parte spetta alle botti di rovere, usate nelle Terre Margaritelli, vengono dalla Francia e furono scelte tra i legni provenienti da 20 foreste. A seconda della provenienza del rovere il vino può avere differenze importanti. E così dopo tante prove, la famiglia ha scelto il rovere francese di una tonnellérie della foresta di Bertrand. La Francia ha un approccio sostenibile nella gestione del legno, infatti è vietato tagliare il rovere prima che questi abbia vissuto per almeno 120 anni. Ciò significa che ogni pezzo di legno è stato gestito da almeno tre generazioni!

Cantine Goretti, in volo su Pila.
Questa cantina moderna e grande si divide tra Pila (frazione di Perugia) e Montefalco. Non solo vino per le sorelle Goretti, abili organizzatrici di un appuntamento nell’ambito di cantine aperte che è un vero e proprio evento di musica e esperienze uniche (si può fare un giro in elicottero, wow!). I Goretti sostengono la vinoterapia e accanto al vino hanno realizzato un’importante linea di cosmetici. Si incontrano le varie generazioni mentre si gira per la grande aia, tra cui la nonna Marcella, ex maestra di scuola elementare, autrice di un libro di ricette umbre di cui va particolarmente fiera. La degustazione è guidata da una bravissima sommelier e così assaggiamo i bianchi come Il Moggio immaginando di accompagnarlo a un bel piatto di gamberoni. L’Arringatore chiamato così perché proprio qui venne ritrovata la statua di Aldo Mettello (l’arringatore appunto) risalente al V sec a.C e oggi conservata a Firenze. Tra le uve rosse presenti in questo vino ricordo il ciliegiolo, un’uva che rientra nell’assemblaggio del Chianti. Sara Goretti ha inventato un calice apposta per degustare al meglio il vino di punta che sa di cioccolato fondente, di cuoio e ciliegie sotto spirito, un vino ottimo per un brasato dice la sommelier. Il gran finale è per il Sagrantino Goretti che arriva dalla vigna di Montefalco e si chiama Mura Saracene. Il Sagrantino era il vino con cui il prete celebrava la messa, spiega la sommelier, un vino liquoroso la cui versione secca si inizia a produrre solo a partire dagli anni’70. È del 2008 (annata fantastica dice la nostra esperta) la bottiglia che stappiamo e sa di mora di rovo, ribes e tabacco.

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Data: 8 Giugno 2015
Fonte: genteinviaggio.it
Giusi Carai
Repubblica Italiana
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